“UNA FEMMINA” IL FILM GIRATO NELL’ENTROTERRA DELLA RIVIERA DEI CEDRI DEDICATO ALLE FIMMINE RIBELLI:
Una storia dolorosa di disperazione e ribellione. Si può descrivere così il film “Una Femmina” del regista calabrese Francesco Costabile, liberamente ispirato al libro-inchiesta “Fimmine Ribelli Come le donne salveranno il Paese dalla ‘ndrangheta” del giornalista Lirio Abbate. Una storia, quella raccontata, che ne racchiude tante altre: storie di donne che si sono ribellate alla criminalità organizzata pagando anche con la propria vita com’è successo a Maria Concetta Cacciola, testimone di giustizia o la studentessa fiorentina Rossella Casini che, innamoratasi, dell’uomo sbagliato ha cercato di sradicarlo dalla sua famiglia, di ‘ndrangheta, “infrangendo la regola criminale del silenzio”. Donne come Lea Garofalo, uccisa dalla sua stessa famiglia perché sognava una vita diversa per lei e soprattutto per la figlia, Denise Cosco il cui racconto ha molto influenzato Costabile nella costruzione della trama del film.
“Una Femmina” parla di ‘ndrangheta nel modo in cui si dovrebbe sempre parlare di criminalità organizzata: ricordando che esiste, che è presente e condiziona la vita di territori, persone e famiglie. Ma ricordando soprattutto che si può vincere contro di essa, ribellandosi.
Ribellandosi anche con la cultura perché come afferma Costabile “la Cultura è l’arma principale che abbiamo contro la ‘ndrangheta”. Il cinema, il teatro, i libri rappresentano l’emancipazione di tutte e tutti contro il giogo del potere malavitoso. Contro la violenza stessa usata, ancora oggi, contro la donna in quanto donna. Da qui il titolo del film “Una femmina” per riappropriarsi di un termine usato troppo sovente nell’accezione negativa o becera. Un film che per le tematiche che tratta era stato inizialmente vietato ai minori di 14 anni ma su quella stessa decisione c’è stato anche un passo indietro proprio per dare la possibilità di mostrarlo, previo dibattito introduttivo, nelle scuole.
La storia narrata è quella di Rosa, interpretata dalla bravissima Lina Siciliano al suo esordio attoriale, che da bambina assiste all’omicidio della madre che aveva scelto di collaborare con la giustizia. Un dolore sempre vivo ma il cui ricordo resta sopito nel subconscio finché un altro evento traumatico non lo riporta alla mente. Da allora in Rosa cresce la determinazione e la ribellione, la voglia di vendetta e di rivalsa sulla violenza perpetrata contro la madre dalla sua stessa famiglia. “La famiglia dovrebbe proteggerti” sottolinea l’attrice Lina Siciliano le cui dolorose vicende personali le hanno permesso di immedesimarsi ancora più intensamente con la protagonista. La sua interpretazione è intensa quanto il suo sguardo, disperato e determinato.
Il film è ambientato in un non precisato paesino dell’Aspromonte ma è stato girato fra Verbicaro, Orsomarso, Papasidero, Santa Maria del Cedro, splendidi borghi della Riviera dei Cedri e San Donato di Ninea.
“Per me era imprescindibile che il film si girasse in Calabria con attori calabresi” ha sottolineato il regista. Grazie all’aiuto del location manager, Agostino Cirimele, Costabile ha cercato volutamente borghi piccoli, dai vicoli stretti, chiusi. Borghi meravigliosi dell’entroterra calabrese che la maestria della regia di Costabile ha reso soffocanti e cupi. La possibilità di utilizzare queste stesse location per un diverso genere di produzioni Costabile non la esclude anzi la auspica, “ben vengano le produzioni targate Calabria Film Commission” ma ben venga che la Commission non rovini la sua reputazione con eventuali mancanze che fanno scappare le produzioni altrove.
Il film, distribuito da Medusa Picture, è stato presentato nella sezione “Panorama” del 72esimo Festival Internazionale del Cinema di Berlino ottenendo consensi e successo internazionale. Un successo dovuto al modo eccezionale in cui il film è girato, alla straordinaria fotografia ma soprattutto per una storia che ci ricorda che niente e nessuno può arrogarsi il diritto di definire e decidere delle nostre vite.
Qui l’approfondimento video: