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Scalea. “Consiglio comunale della discordia”. Scontro tra acceso in maggioranza tra Bruno e Alfano

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Scontro acceso tra il presidente del Consiglio del Comune di Scalea, Gaetano Bruno, e il vicesindaco di Scalea, Annalisa Alfano. La seduta del consiglio comunale andata in scena lunedì 28 ottobre non ha mancato di mostrare le tensioni, di cui molte volte hanno parlato anche i componenti di minoranza, tra i due esponenti di maggioranza.
Di sicuro a innescare il tutto è stata la bocciatura della maggioranza dei due emendamenti presentati da Bruno, in merito all’Autonomia Differenziata e sull’Unione dei Comuni.
A rilanciare sul banco la questione è stato Bruno, che, in chiusura della seduta, sebbene già prima avesse avuto un battibecco con Alfano, è ritornato alla manifestazione del 03 agosto scorso, tenutasi nell’area pedonale di via Michele Bianchi, in cui Italia del Meridione, di cui Alfano è segretaria provinciale, si è discusso del “no alla fusione dei comuni calata dall’alto, in favore invece dell’autodeterminazione delle popolazioni”.
In quell’occasione: “il partito ha chiesto la mobilitazione di piazza a Scalea per la questione referendum, parlando di delinquenza politica. Tale partito – continua Bruno – è lo stesso che minacciava di staccare la spina all’amministrazione comunale di cui faceva e, per una pura ragione numerica, fa parte Alfano, salvo poi restare saldamente al suo posto senza proferire parola su quella – e altre precedenti – scellerate uscite tutte stigmatizzate dal sottoscritto”.
Insomma, per Bruno, la colpa di Alfano sarebbe stata quella di non aver mai chiarito la propria posizione in merito, dimostrando scarso “rispetto per le dinamiche della maggioranza consiliare di Scalea, fatta oggetto di un vero e proprio ricatto politico qualche mese fa”.

La nota del presidente del Consiglio Comunale, Gaetano Bruno

Pensavo, e in fondo speravo, che il tempo potesse aiutarmi a modificare il mio punto di vista perché credetemi, faccio fatica a dire quanto segue in quanto rappresenta la presa di coscienza di un errore di valutazione ed è doloroso.
È vero, ormai non dovrei più stupirmi data la mia età e l’esperienza ma proprio non ci riesco. È più forte di me. Probabilmente sono un inguaribile romantico, un sognatore, un utopista ma quando poi la realtà si palesa in tutta la sua evidenza allora non c’è sognatore che tenga e bisogna fare i conti con i dati di fatto. Da staccare la spina ad una amministrazione a portare la politica in piazza, tra l’altro per un interesse diretto, il passo è stato breve.
Si perché diciamola tutta, sul tema delle fusioni, che personalmente ho portato all’attenzione del Consiglio comunale di Scalea con una delibera già redatta e pronta da votare, rimandata ad altra seduta, sulla quale ovviamente il mio voto sarà favorevole, c’è una questione di metodo su cui discutere ma anche una questione di merito.
Perché se è vero che non è accettabile che un consiglio regionale cambi le regole in corsa evidentemente anche per motivi di pura strategia politica, ovvero colpire e destituire sindaci democraticamente eletti ma appartenenti a parti politiche avverse all’attuale maggioranza di governo regionale – e il riferimento è al sindaco di Cosenza Franz Caruso – è vero pure che se non sono accettabili alcuni sotterfugi politici a livello regionale dei quali si duole il sindaco di Castrolibero, non lo dovrebbero essere, allo stesso modo, a livello locale e non dovrebbero essere praticati proprio da chi dichiara di voler difendere la sovranità popolare e l’autoderminazione delle popolazioni.
E il partito che ad un inizio agosto ha chiesto la mobilitazione di piazza a Scalea per la questione referendum parlando di delinquenza politica è lo stesso che minacciava di staccare la spina all’amministrazione comunale di cui faceva e, per una pura ragione numerica, fa parte, salvo poi restare saldamente al suo posto senza proferire parola su quella – e altre precedenti – scellerate uscite tutte stigmatizzate dal sottoscritto.
Tornare alla politica nelle piazze si, ma solo se il presupposto è il rispetto delle popolazioni e la chiarezza di intenti e di direzione dell’azione politica.
Comprensibile il timore di perdere tramite la fusione l’autonomia amministrativa e quindi i ruoli elettivi, ma l’attenzione richiesta per questa situazione avrebbe meritato come presupposto naturale maggiore rispetto per le dinamiche della maggioranza consiliare di Scalea fatta oggetto di un vero e proprio ricatto politico qualche mese fa.
Inoltre è veramente poco edificante per il partito che ad inizio agosto è sceso in piazza, alleato a tutti i livelli del centrodestra per meri accordi elettorali, lagnarsi cercando di fare breccia nell’opinione pubblica sfoggiando, alla ricerca di alleati, il vessillo di una battaglia di democrazia.
A questo punto sarebbe anche lecito chiedersi se si tratti di una mobilitazione legata esclusivamente alla questione della fusione o se dietro c’è altro ma lo scopriremo strada facendo.
Considerando il comportamento degli ultimi mesi, per non dire anni, e, pur riconoscendo il vulnus della nuova legge regionale sulla fusione dei comuni, ho dubitato fortemente sulla natura di questo ritorno in piazza, e ho trovato irrispetoso averlo fatto nella piazza di Scalea senza aver prima fatto chiarezza su quelle posizioni a cui mi riferivo all’indomani del consiglio comunale del 7 giugno.
Su quei temi il partito ha glissato scegliendo il silenzio che equivale ad una scarsa considerazione per la cittadinanza.
Avrebbero fatto bene a chiedere scusa per la confusione generata e per la mancanza di chiarezza invece, senza un minimo di ritegno e con una buona dose di irriverenza hanno provato ad ergersi a divulgatori di grandi temi, a propositori di riflessioni alte.

Fortunatamente la gente di Scalea non è stupida e lo ha dimostrato e lo dimostrerà sempre con l’unica risposta che può dare e che è l’unica che alcuni capiscono perchè è ciò a cui anelano, ovvero il consenso elettorale, il riscontro dei numeri all’apertura delle urne.

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