Ospedale di Cosenza. “Minacciava di suicidarsi”. Donna salvata dall’intervento dell’agente in servizio al Posto fisso della Polizia
Ha scavalcato la ringhiera della mensa dell’Ospedale “Annunziata” di Cosenza e ha minacciato di lanciarsi nel vuoto. Provvidenziale l’intervento dell’agente preposto al posto fisso di Polizia, a guardia del presidio, che ha iniziato a interloquire con la donna. La stessa ha riferito di essere stata dimessa dal reparto di Psichiatria contro la sua volontà e che se non avesse ricevuto le cure necessarie si sarebbe suicidata. Fortunatamente, grazie alla mediazione dell’agente, la situazione è rientrata. Il fatto è accaduto nei giorni scorsi.
Il comunicato stampa della Polizia
Nel weekend scorso una donna trentenne stava tentando il suicidio lanciandosi da una ringhiera presso la mensa dell’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza ma, l’insano gesto non è stato portato a termine grazie al tempestivo intervento dell’Agente preposto al Posto fisso di Polizia.
L’attenzione del poliziotto, veniva attirata dalle urla di una donna dall’interno del piazzale, ragion per cui usciva precipitosamente dal proprio Ufficio notando la presenza della stessa che, dopo aver scavalcato la ringhiera posta sul tratto di strada lato mensa di servizio, urlava frasi disconnesse manifestando chiari intenti suicidi.
L’Agente, con le dovute cautele, cercava di riportare alla calma la donna facendola desistere dall’insano gesto; la stessa nell’interloquire riferiva di essere stata dimessa, contro la sua volontà, dal Reparto di psichiatria e che, qualora non l’avessero fatta rientrare per continuare le cure, si sarebbe lanciata dalla ringhiera.
Nel contempo, mentre un Operatore Sanitario e le Guardie Giurate la distraevano, il poliziotto, con uno scatto repentino, scavalcava la ringhiera per portarsi dietro di lei e, afferrandola saldamente per un braccio, la metteva in sicurezza sul marciapiede.
La donna, veniva affidata alle cure dei sanitari i quali chiedevano una consulenza psichiatrica e successivamente la stessa veniva affidata ad una parente in qualità di amministratore di sostegno.