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CALABRIA. ELEZIONI DI PRAIA A MARE. IN ATTESA DELLO SPOGLIO… COSA RESTA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Il primo dato che balza subito all’occhio è che rispetto alle passate elezioni comunali, tenutesi nel 2017, 302 persone in meno si sono recate alle urne. Infatti, cinque anni fa andarono al voto 4296 persone, questa volta sono andate 3994. Se poi prendiamo questo dato e lo paragoniamo alle elezioni del 27 maggio 2007, anno nel quale fu eletto sindaco Carlo Lomonaco, allora notiamo che si recò alle urne l’84,29 percento degli aventi diritto, pari a 4865 votanti. Anche in quel caso, le liste erano due e anche in quel caso la parola che più veniva pronunciata dai palchi era “cambiamento”.

Consideriamo anche che nel 2007, gli aventi diritto erano 5772, questa volta sono stati 5809. La prima domanda che dovranno porsi i vincitori quindi è la seguente: cosa ha allontanato i praiesi dalle urne?

Se le parole sono importanti, quelle ascoltate dai palchi fino a venerdì scorso appartenevano a diversi ceppi linguistici. Tra offese, battute, attacchi diretti, tipici di ogni campagna elettorale, abbiamo ascoltato francesismi, latinismi, dialettismi e anche nuovi approcci alla lingua italiana che dovrebbero essere studiati dall’Accademia della Crusca.

Ma al di là di chi vincerà o perderà, c’è già la certezza che ancora una volta ogni pronostico è risultato vano, visto che chi si aspettava “un’affluenza di massa” è rimasto deluso e chi invece pensava di poter sigillare il proprio elettorato cozza contro il muro di sfiducia generale verso la politica.

Tutto scorre e tutto si trasforma… anche la politica “paesana”.

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