CALABRIA. A DIAMANTE IL LIBRO “PASOLINI. UN CASO MAI CHIUSO”: LUCI, OMBRE E TROPPE COINCIDENZE
Poche luci, molte ombre e troppe coincidenze sul Caso Pasolini, frettolosamente etichettato come ‘omicidio in seguito a tentato abuso sessuale’ di cui fece le spese tale Pino Pelosi.
Fascicoli andati perduti, testimoni che cambiano versioni, test del DNA non effettuati, scene del crimine non completamente indagate. Il quadro che viene fuori dalle parole dell’avvocato Stefano Maccioni, legale del caso Pasolini, è inquietante e accomuna tale caso con tanti casi irrisolti, i cosiddetti cold case, italiani dal caso Mattei alla strage di Bologna.
Un racconto basato rigorosamente sui fatti, sui verbali, sulle testimonianze che l’avvocato Maccioni ha portato alla ribalta per far riaprire le indagini e ottenere, così, la verità sostanziale dei fatti. Si era arrivati anche ad un passo dall’istituire una Commissione Parlamentare di Inchiesta, speranza mai sopita nei cuori di chi ancora cerca la verità riguardo l’omicidio di qualcuno che, anche da morto, risulta essere una figura troppo scomoda, troppo controcorrente, troppo non omologata.
L’avvocato Maccioni non si arrende, “ogni qualvolta penso di farlo un nuovo dettaglio, un segno mi riporta al caso Pasolini”. Nell’ultima sera della rassegna Luglio Pasoliniano ideata e organizzata a Diamante dal Cinecircolo Maurizio Grande, Maccioni ha presentato il suo libro “Pasolini. Un caso mai chiuso” (Round Robin Editrice) su un lungomare gremito di pubblico attento ed emozionato che è intervenuto volentieri a dire la propria. Intanto, se sulla morte di Pier Paolo Pasolini permangono troppi dubbi, l’avvocato Maccioni può trovare una blanda consolazione nell’essere stato parte del gruppo che ha fatto emergere la verità su un altro ‘caso italiano’, quello dell’omicidio di Stefano Cucchi rendendo giustizia, se non a Pasolini, all’Ettore protagonista del pasoliniano “Mamma Roma” la cui triste fine è assimilabile a quella dello stesso Cucchi.
L’intervista a cura di Francesca Magurno: