CALABRIA. PRAIA A MARE. “RASSERENARE IL CLIMA ANCHE NEGLI UFFICI”. LA LETTERA DI UNA DIPENDENTE COMUNALE
Accogliamo la lettera aperta di Caterina Torchio, responsabile dell’Area amministrativa generale del Comune di Praia a Mare, che a breve rientrerà al lavoro dopo quattro mesi di assenza, a causa degli “stati d’ansia” provocati dalle difficoltà riscontrate nell’ambiente di lavoro. Un’aria pesante quella che si è respirata per troppo tempo nelle stanze degli uffici comunali, questo quanto si evince dalla missiva inviata alla nostra redazione. “Avevo deciso di lasciare il Comune di Praia a Mare – scrive Torchio – a cinquantun anni e dopo vent’anni di servizio. E non lo avrei fatto a cuor leggero, ma mi sarei portata nel cuore quanti hanno creduto in me assegnandomi lo spazio lavorativo che, inizialmente, qualcuno ha ostacolato per ritornare, ciclicamente, come Vico suggeriva, a contrastare ancora oggi”.
La lettera di Caterina Torchio
“Un errore di valutazione, quell’errore che ti condiziona la vita e a cui non è semplice rimediare”. Ho definito in tal modo, per anni, la scelta lavorativa che mi aveva fatto mettere da parte i progetti rivolti alla scuola e all’editoria. La scelta lavorativa che mi aveva fatto sentire, fin da subito, inadatta al lavoro da dipendente comunale. Un lavoro amministrativo arido e senza stimoli.
Solo dopo aver raggiunto il cuore pulsante di quel lavoro, che mi metteva a contatto con il disagio e con la sofferenza, l’avevo scelto. Allora quello diventava il mio incarico, al punto da ripercorrere le vie della formazione universitaria per migliorarmi nel settore.
La mia è stata sempre una voce dissonante in coro di voci uguali, ma in fondo in un concerto servono voci diverse, soprattutto per il controcanto. E per questa ragione iniziava la mia storia nel Comune di Praia, la storia di un’impiegata che non si è mai sottratta a incarichi, a carichi di lavoro e a collaborazioni spesso esulanti da quel profilo professionale riconosciuto contrattualmente.
E, per questo, insieme alla storia professionale iniziava una narrativa relazionale difficile. Perché le relazioni più complesse, seppure intrecciate con pochissime figure, coinvolgevano, in dinamiche perverse e becere, altri soggetti deboli e assoggettabili. Dinamiche bullistiche, solitamente vissute in ambienti scolastici, ma replicabili in quel mondo da menti che a scuola son state poco e che forse risentono di tale carenza. Il primo sentimento che nasce in un contesto del genere, e l’ultimo a spegnersi, è l’inettitudine. Ho imparato a vincerla l’inettitudine, lavorando con impegno e senza mai perdere di vista l’obiettivo principe della mia vita: la dignità da portare a casa sempre integra e mai lesa. Ho imparato ad imparare perché nel Comune di Praia si lavora tanto e con stimoli diversi, e di questo ringrazio il sindaco uscente che, probabilmente per stima nei miei confronti, non mi ha mai risparmiato esperienze lavorative, rendendomi quella che sono.
Ma non è bastato o forse non sono bastata io, “legno storto”, avrebbe detto Kant, incapace di accettare senza scegliere, di eseguire senza capire, di superare il corporativismo familiare e maggioritario che crea terreno bruciato intorno, a danno del rendimento lavorativo e, quindi, a danno dell’ente. Un’irregolarità alla quale bisognerebbe rispondere normalizzando. “Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non possono cambiare. Che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere” diceva Tommaso Moro. E io quella forza, quella pazienza non ce l’ho ma ho l’intelligenza di distinguere le due cose e di capire quello che va fatto e quello che non va fatto.
E in questa prospettiva sposo l’incoerenza, che tanto è di moda in questo momento. Certa più di tutti che la coerenza sia l’ossessione di piccole menti e soprattutto che una grande anima non ha niente a che fare con la coerenza. Perché la coerenza è vicina, molto vicina, alla perfezione. E vivendo gli uomini, soprattutto quelli che ho conosciuto nel Comune di Praia, posso garantire che la perfezione non esiste. La filosofia e la letteratura si sono sempre impegnate nella ricerca della verità assoluta, incontrovertibile, come di qualcosa che non può essere soggetta a mutamento alcuno. Ma quella è l’illusione della verità, che, purtroppo o per fortuna, incrocia l’illusione dell’apparenza, perché nulla possiamo conoscere se non verità provvisorie ed effimere. È il famoso solido nulla di Leopardi, cioè l’esser nulla delle cose esistenti, che Leopardi intendeva destinate inevitabilmente ad annullarsi perché scaturenti dal nulla. Ma è questa la grandezza. Questa è la potenzialità infinita delle cose e dell’essere. E tornerei ai filosofi greci, Eraclito per esempio, e la sua teoria dei contrari in base alla quale non può esistere un opposto senza l’altro e l’armonia del mondo sta nella conciliazione dei contrari.
E citerei ancora una riflessione di Robert Musil: “Il cammino della storia non è quello di una palla di biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighellonando per le strade e qui è sviato da un’ombra, là da un gruppo di persone o da uno strano taglio di facciate, e giunge infine in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare”. E solo chi sa seguire le nuvole, può guardare in alto e capire che la storia non passa, non passa mai e la politica né è teatro. Consapevole di tutto questo avevo deciso di lasciare il Comune di Praia a Mare, a cinquantun anni e dopo vent’anni di servizio. E non lo avrei fatto a cuor leggero, ma mi sarei portata nel cuore quanti hanno creduto in me assegnandomi lo spazio lavorativo che, inizialmente, qualcuna ha ostacolato per ritornare, ciclicamente, come Vico suggeriva, a contrastare ancora oggi.
E questo perché la storia che è fatta di ricorsi, anche perché la gente non cambia. Ma a cambiare sono io e di questo ringrazio pubblicamente il sindaco uscente per quanto mi ha insegnato e quanto non è riuscito ad insegnarmi, perché in ogni relazione ci sono difficoltà e, quella con me, credo sia stata impegnativa. Tuttavia io rispetto e considero, pur non condividendo. Ringrazio quella parte dell’amministrazione uscente che ha provato a starmi vicina ma con difficoltà comprensibili. Ringrazio i tantissimi colleghi che non mi hanno mai fatta sentire sola e che mi hanno sostenuta nel periodo complicato che aveva preceduto la mia scelta. Molti di loro hanno pagato lo scotto del rapporto con me, e di questo mi dispiace, ma saranno sempre per me amici e non colleghi. Mentre i pochissimi che avevano favorito la mia decisione con sistemi e dinamiche mortificanti l’immagine dell’Ente, sono stati cancellati completamente anche dalla sfera più esterna della mia vita.
Ed è per loro che ho cambiato idea, sposando l’invito che decine di persone mi hanno rivolto: l’invito a tornare, rispettando il dovere morale verso chi ha visto in me un punto di riferimento. Concludo con una frase che in questi giorni va di moda: son figlia di un vigile urbano, onesto e dignitoso. Una persona perbene a cui devo tutto quello che sono e anche di più. Solo a lui. In nome dei suoi insegnamenti e del valore del rispetto che mi ha trasmesso, in nome della dignità e della forza interiore di cui lui è stato modello, non vado via. A cinquantun anni, dopo vent’anni di servizio serio e senza condizioni e condizionamenti, io resto nel Comune di Praia. Sono convinta, come diceva Galileo Galilei che dietro ogni problema c’è un’opportunità e la mia è quella di mettermi, più forte di prima, al servizio di Praia, dei cittadini che pagano il mio stipendio ma soprattutto di quelli che non hanno voce e per i quali ci sarà sempre la mia.
Ringrazio chi ha sempre ostacolato la mia presenza nell’ente attraverso squallidi attacchi personali, che hanno però fornito gli stimoli giusti a tantissimi colleghi per manifestarmi stima e affetto. È solo grazie a lei che ho compreso quanto queste persone mi abbiano a cuore. È solo grazie a lei che sono oggi più forte e meno disposta a negoziare. Ringrazio l’amministrazione comunale, capeggiata dal Sindaco Antonino De Lorenzo, che ha fortemente voluto il mio rientro, credendo in me e che non ha autorizzato la mobilità in altro ente, perché in quel diniego ho letto la stima profonda e sincera nei miei confronti.
Un commento su “CALABRIA. PRAIA A MARE. “RASSERENARE IL CLIMA ANCHE NEGLI UFFICI”. LA LETTERA DI UNA DIPENDENTE COMUNALE”
I commenti sono chiusi.
Una attenta e lucida analisi di dinamiche e situazioni difficili che solo una DONNA con le tue capacità, la tua cultura, la tua intelligenza hanno saputo descrivere. In bocca al lupo per la tua “nuova” impresa. Con immensa stima Tiberio.