Tortora. Cronaca di un agosto in balia di piccoli teppisti
Prima si fa baldoria sul Lungomare, poi ci si riunisce in piazza Stella Maris, si aspetta l’alba e il primo bar che apre viene preso d’assalto. Questo l’itinerario della baby gang che per quindici giorni ha spadroneggiato per Tortora. Le testimonianze sono state tante e, come al solito, anche noi abbiamo fatto le nostre verifiche.
I componenti hanno dai dodici ai vent’anni. Il gruppo è composto da una ventina di adolescenti “in vacanza”. Alcuni di loro girano con veri e propri rotoli di soldi, tra cui si possono contare svariate banconote da venti e cinquanta euro. Maschi e femmine, nessuna distinzione di ruolo o di genere, tutti “uguali” e insieme appassionatamente nel nome della scostumatezza. L’atteggiamento è spavaldo, il linguaggio è da duri, la parolaccia onnipresente, lo sguardo è quello di chi ha tutto sotto controllo.
Alla vista delle volanti dei Carabinieri, ognuno di loro si dilegua prendendo direzioni diverse, allontanandosi con discrezione e fischiettando.
Assalto al bar
Alle 6 del mattino i bar iniziano ad alzare le serrande; qualche gestore ha fatto orario continuato. Ognuno di loro sa che la giornata sarà faticosa e che il primo incontro potrebbe essere con questi “ragazzi”. In un primo momento si presentano come clienti tranquilli, comprano cornetti, cappuccini, caffè e altro. Si siedono ai tavolini e dopo un po’ iniziano a urlare, a schiamazzare, a insultarsi, a lanciarsi le tazzine contro.
Alcuni proprietari ci hanno detto che li hanno prontamente cacciati. Altri invece, ci hanno raccontato di aver avuto paura, perché davanti a degli adolescenti su di giri, palesemente alterati da chissà cosa, che parlano tra loro solo di “risse” e “di regolamenti di conti”, bisogna evitare che tutto precipiti. Giocano a fare i boss, magari basterebbe poco per farli spaventare, ma chi si prende questa briga? D’altronde, se ne sentono tante.
C’è anche chi è stato salvato dall’intervento spontaneo di persone che, esasperate dagli schiamazzi, sono uscite dalle loro case con scope e mazze per mettere il branco in fuga. Missione compiuta, ma per poco; infatti, il giorno dopo il gruppo si è ripresentato, oppure ha aspettato la notte successiva per vendicarsi, sfasciando gli arredi da esterno.
Ti ho pagato, quindi fatti gli “affari” tuoi
Il gestore di un locale si è sentito rispondere così, solo perché ha chiesto al branco di abbassare la voce, visto e considerato che alle 7 del mattino ancora c’è gente che riposa. Il risultato, invece, è stato tutt’altro, ossia zucchero versato per terra, sedie spostate, balli di gruppo e chiasso “organizzato”; tutto con il chiaro intento di disturbare e creare tensione.
Alla fine, c’è voluto l’intervento di altre persone che, ancora una volta, preoccupate per quanto stava accadendo e svegliate dal baccano, hanno dovuto sedare la situazione. Sembra la scena di un film di Bud Spencer, invece è la realtà.
L’area interessata è quella che va dal Lungomare Sirimarco a Corso Aldo Moro. Ma anche quello che stiamo scrivendo dà solo una minima idea di ciò che è successo. Infatti, a ciò bisogna aggiungere: danni alle abitazioni, disturbo alla quiete pubblica, graffi alle auto parcheggiate, vicoli usati come orinatoi.
Il peggio è passato, e ora?
Il fenomeno è lo stesso che abbiamo riscontrato a Praia a Mare ed è probabile che la “baby gang” sia la stessa. In mezzo a tanto buon turismo, c’è una minima parte che crea situazioni incresciose come queste. Anzi, in nome di una corretta informazione, va precisato che in queste settimane la maggior parte delle lamentele è giunta proprio da “turisti esasperati”, i quali avevano scelto la zona per il “mare” e per la “tranquillità”, ritrovandosi invece in una bolgia infernale.
Altro punto, i soldi. Il particolare che più c’è stato ripetuto è stato proprio questo: dalle tasche di questi adolescenti spuntavano rotoli di banconote che venivano mostrati con spavalderia.
Oggi, lunedì 28 agosto, la situazione è più tranquilla; molti stanno andando via, ma i segni restano. Come sempre, noi raccontiamo i fatti; ad altri lasciamo il compito di trovare delle soluzioni.