“Massacrati perché su di loro gravava la colpa di essere italiani”. È partita da questa constatazione la manifestazione di Fratelli d’Italia tenutasi ieri sera, venerdì 10 febbraio, presso il Palazzo delle esposizioni di Praia a Mare. Come ribadito da Antonino De Lorenzo, sindaco della Città dell’Isola Dino e dirigente per la provincia di Cosenza del partito di Giorgia Meloni, di solito questa manifestazione si svolgeva a Cosenza, quest’anno invece è stata scelta Praia a Mare.
I morti non hanno colore politico e quanto avvenuto tra il 1943 e il 1945 è stato sottaciuto per troppo tempo; c’è voluta una legge, quella del 30 marzo 2004, che ha istituito il 10 febbraio quale giorno della memoria, per chiudere il cerchio intorno a una vicenda dai contorni foschi, ancora tutta da approfondire, e che è rientrata in logiche di parte che ne hanno fatto addirittura terreno di scontro. “Tra negazionismo e riconoscimento”, questo il “girotondo” in mezzo al quale questa triste pagina della storia nazionale è stata tirata in ballo.
Tre mila, cinque mila, forse undici mila gli italiani di Venezia Giulia, Quarnaro e Dalmazia che furono gettati da parte dei partigiani jugoslavi nelle foibe, inghiottitoi naturali tipici delle aree carsiche. Ma si è anche perso il conto di quanti italiani morirono nei campi di concentramento istituiti dal regime di Tito. Una vera e propria pulizia etnica che diede vita a un esodo di massa per sfuggire alla furia dei “titini”, che ha poi portato all’annessione di quelle terre alla Jugoslavia.
La serata è cominciata con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del terremoto avvenuto sul confine turco-siriano, dopodiché l’inno d’Italia ha aperto il dibattito. A causa dei disagi provocati dal maltempo sulle strade calabresi non ha potuto partecipare al convegno il senatore Ernesto Rapani; per il resto, come da programma, erano presenti Angelo Brutto, coordinatore provinciale di FdI; Nicola Caruso, componente dell’esecutivo nazionale di Gioventù nazionale; Luciana De Francesco e Sabrina Mannarino, consiglieri regionali di FdI; Giancarlo Lamensa, vicepresidente della provincia di Cosenza; Rosa Pignataro, membro dell’assemblea nazionale di FdI e il senatore di FdI, Fausto Orsomarso.
“Oggi siamo qui seduti noi di Fratelli d’Italia – ha detto il sindaco di Praia a Mare, Antonino De Lorenzo – in futuro vorrei che questo Palazzo delle esposizioni fosse utilizzato anche da altri gruppi politici o associazioni in nome della pluralità. Non deve mai mancare il confronto, la dialettica, perché proprio questa mancanza genera i momenti più bui della storia. Difendiamo sempre la libertà e la democrazia”. Al fianco del primo cittadino, per i saluti istituzionali, anche l’assessore ai Lavori Pubblici di Praia a Mare, Francesco Di Deco.
Un silenzio insensato quello che ha lasciato il massacro delle foibe in un angolino, come se non fosse degno d’essere ricordato, come se fosse solo piagnisteo di una certa parte politica. Questo quanto ribadito negli interventi, tesi sempre a voler sottolineare che quanto avvenne in quegli anni è parte della storia nazionale e, come tale, è “patrimonio della memoria collettiva”. Insomma, anche il massacro delle foibe è un evento dal quale bisogna trarre l’insegnamento, forse utopico, del “mai più”. Ricordare quindi non è mai una perdita di tempo.