“Passaggio a Nord Ovest”. Tortora vuole diventare un Comune della Basilicata? Se n’è discusso all’Hotel Napoleone
“La Regione Calabria ci dimentica, allora noi possiamo anche andare in Basilicata”. Dal 2014, quindi da dieci anni, la proposta del comitato “Passaggio a nord ovest” è rimasta questa e ieri, domenica 17 marzo, se n’è discusso nuovamente presso l’Hotel Napoleone di Tortora. Al tavolo dei relatori i promotori dell’iniziativa, ossia Gaetano Cirigliano, Nicola Ponzi e Pietro Calabrese; in sala, invece, un pubblico attento che non ha mancato di esprimere il proprio malessere, confermando così il sentimento comune che la punta estrema del Tirreno cosentino è “periferia della periferia della Calabria”.
Dalle grandi questioni, come i disservizi che si riscontrano nella sanità, alle lungaggini burocratiche, fino ad arrivare al costo delle assicurazioni auto o ai tempi che si impiegano per l’erogazione dei bonus gas e idrico, i motivi per passare dalla Calabria alla Basilicata sarebbero tanti. Tutto ciò è possibile? Per il Comitato civico “sì”, a patto che la cittadinanza lo sancisca con un referendum. Tra il 2014 e il 2015, i promotori avevano raccolto le firme tra Praia a Mare, Aieta e Tortora. Proprio Tortora è risultato il comune in cui si è firmato di più in favore di una possibile “annessione lucana”, pertanto si vuole partire da qui, per poi pensare anche agli altri due paesi.
A distanza di anni, il primo step si è concluso, infatti Salvatore Carluccio e Giuseppe Cantisani saranno i due referenti che avranno il compito di fare la spola tra il Comune di Tortora e la Corte di Cassazione, in caso di comunicazioni. Il secondo passo dovrebbe consistere nella volontà del Consiglio comunale di Tortora di dire “sì” al passaggio in Basilicata. Da qui, una volta appurata l’idoneità dei requisiti, la Cassazione può indire un referendum popolare.
La riunione di ieri, come ammesso anche dai promotori, vuole anche lanciare una provocazione. La possibilità che Tortora abbandoni la Calabria per andare in Basilicata non è tanto remota, se i cittadini vogliono. Dall’altra bisognerà capire la volontà della politica, in particolar modo dell’amministrazione comunale in carica che dovrebbe portare l’argomento in una seduta del civico consesso; fermo restando che a sancire il tutto sarà il referendum, al quale dovrà rispondere “sì” la metà più uno degli aventi diritto di voto.
Questa volontà c’è? Questo è un po’ più difficile da capire.