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Mercoledì delle Ceneri. La lettera del vescovo Rega ai fedeli della diocesi San Marco Argentano-Scalea

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Oggi, mercoledì 05 marzo, il rito delle Ceneri apre la Quaresima. Il vescovo della diocesi San Marco Argentano-Scalea, Stefano Rega, scrive ai fedeli. Pubblichiamo integralmente la lettera che ci è stata inviata.

La lettera del vescovo ai fedeli

Carissimi,
l’austero rito delle Ceneri che la Chiesa impone sul capo dei suoi figli chiamandoli a conversione, segna l’inizio della Quaresima, tempo di prova della nostra fede. Essa dovrà nutrirsi di intensa preghiera, accompagnata da spirito penitenziale e da feconda carità.
Il messaggio cristiano per questi giorni di grazia si riassume nel monito evangelico della liturgia “Convertiti e credi al Vangelo”; a noi, figli di questo tempo, viene chiesto di verificare quali nuove risposte esso è capace di suscitare nel cuore degli uomini e delle donne “amati dal Signore”.
La Misericordia è l’atteggiamento divino che abbraccia, è il donarsi di Dio che accoglie, è il coraggio di chi si piega a perdonare. Gesù ha detto di non essere venuto per i giusti, ma per i peccatori. Non è venuto per i sani che non hanno bisogno del medico, ma per gli ammalati. Per questo si può dire che la Misericordia è la carta d’identità del nostro Dio.
Mi ha sempre colpito leggere la storia d’Israele come viene raccontata nel libro del profeta Ezechiele. Il popolo dell’alleanza è descritto dall’autore sacro con la fisionomia di una bambina, alla quale non viene tagliato il cordone ombelicale ed è lasciata nel sangue, gettata via. Dio la vede dibattersi nel sangue, la ripulisce, la unge, la veste, e l’adorna di seta e gioielli. Agli atteggiamenti divini di compassione si contrappongono quelli dell’infedeltà dell’uomo. Infatuata della sua stessa bellezza, l’infedele preferisce prostituirsi, pagando a proprie spese i suoi amanti. Dio però non dimentica la sua alleanza e la mette al di sopra delle sue sorelle maggiori, perché Israele si ricordi e si vergogni quando le sarà perdonato ciò che ha fatto (Ez 16,63). La misericordia è profondamente unita alla fedeltà di Dio. Lo spiega bene San Paolo nella Seconda Lettera a Timoteo: «Se siamo infedeli, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso» (2Tm 2,13).
Sento nel cuore il vivo desiderio di condividere con voi questo messaggio di speranza evangelica: la Quaresima sia per tutti un tempo in cui riscoprire il dono della Misericordia. Insieme ad essa, rinnoviamo il nostro credere nella Speranza. Come ci ricorda Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2025: “La speranza è “l’ancora dell’anima”, sicura e salda. In essa la Chiesa prega affinché «tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2,4) e attende di essere nella gloria del cielo unita a Cristo, suo sposo”. Solo chi si lascia amare sarà capace di donare amore. «Charitas Christi urget nos» (2Cor 5,11): il ministero di Paolo è animato dall’amore di Cristo che spinge alla riconciliazione dell’uomo con Dio. Il riferimento alla lettera ai Corinzi ci rivela il cuore della missione di Paolo: egli descrive appassionatamente in un solo versetto chi/che cosa lo motiva ad essere e operare ciò che è e fa, la carità di Cristo, la quale genera il dinamismo della riconciliazione tra Dio e l’uomo.
La Primavera, ormai prossima, giungerà con i suoi profumi e con i suoi colori. Tra i “giardini di Marzo che si vestono di nuovi colori” ci capiterà di intravedere i meravigliosi alberi di mandorlo in fiore.

Una visione simile l’ebbe il profeta Geremia in uno dei momenti più difficili della sua missione profetica. Quando la speranza di ritrovare fede, pace e sicurezza per Gerusalemme sembravano ormai definitivamente sfumate a causa del presidio del re di Babilonia, Dio chiama nuovamente Geremia perché imparasse a guardare la realtà con occhi diversi, a partire dalla visione di un mandarlo, primo albero che fiorisce al termine dell’inverno e che precede il sopraggiungere della Primavera.
Vorrei che tutti noi avessimo questo sguardo profetico, con lo slancio dell’oltre del mandorlo, con la fiducia insita nel cuore che dopo ogni inverno, fosse anche il più rigido, ci sarà la Primavera.
Nella Lettera Pastorale “Cristiani dell’oltre” esprimevo in questi termini l’augurio di realizzare insieme una comunità ecclesiale che avesse lo sguardo della profezia: «Una Chiesa che trasforma le difficoltà in sfide, i limiti in risorse, le prove in opportunità. Una Chiesa che assume uno stile nomadico, pronta a non poggiare mai il capo su sicurezze mondane, in perenne atteggiamento di cammino e di scoperta. Una Chiesa che trova il centro fuori di sé: nei volti dei più vulnerabili in cui si riflette la tenerezza del Dio sempre e solo Amore. Osare l’attraversamento costa la perdita di una certa mediocrità spirituale che ci porta a diventare professionisti del sacro e di iniziative interessanti, ma non innamorati di un Messia che libera e riscatta. Osare in compagnia di Gesù significa attraversare ogni frontiera umana e sociale, non con l’atteggiamento altezzoso di chi detiene soluzioni pronte, bensì con lo stile del samaritano. Osare insieme vuol dire immaginare la Chiesa del futuro e costruirla con la creatività dello Spirito Santo».
Il mandorlo compare nella Scrittura come simbolo di novità e di vita a dispetto di un panorama invernale, segnato dalla morte. Questa simbologia è un monito per ciascuno di noi: le avversità devono diventare occasione per imparare a credere fermamente nella speranza e devono suggerirci che in ogni momento possiamo contare sull’intervento di Dio, il quale sempre vigila sulla Parola per realizzarla.
In Quaresima sperimenteremo che anche il deserto potrà fiorire e che sarà un tempo in cui rinnovare il nostro amore per il Signore. Parafrasando il testo della canzone di Lucio Battisti la Quaresima diventa il tempo propizio in cui Dio ci dice: “Questo è il tempo di vivere con te…” per sperimentare che Egli ha “nell’anima, in fondo all’anima, cieli immensi e immenso amore, e poi ancora, ancora amore, amor per te”. Carissimi, prepariamoci con la preghiera, intensifichiamo i momenti per metterci in ascolto della Parola di Dio, come singoli e come comunità, accostiamoci al Sacramento della Riconciliazione per accogliere la Misericordia e per motivare i nostri sentimenti di carità fraterna. L’Eucaristia di cui ci nutriamo sostenga il nostro impegno ad offrire il “pane del perdono”. Questa espressione è presente nel romanzo “I Promessi Sposi” del Manzoni. Al capitolo XXXVI Fra Cristofaro incontra Lucia e Renzo nel lazzaretto. In quel luogo colmo di sofferenza compare “il pane del perdono”. I due innamorati scoprono che quel pane era stato conservato da Fra Cristoforo per tutta la sua vita in una scatoletta di legno che portava con sé. L’umile frate lo dona ai due promessi sposi con queste parole: “Lo lascio a voi altri: serbatelo, fatelo vedere ai vostri figlioli. Verranno in un triste mondo, in tristi tempi, in mezzo ai superbi e ai provocatori: dite loro che perdonino sempre, sempre! Tutto, tutto!”. Se il Manzoni può insegnarci ancora tanto, ancor di più, carissimi, il pane del perdono dell’Eucaristia che celebriamo, sia alimento per la nostra anima e ci doni la forza di saper amare, perdonare, sempre e tutto! Nel dialogo tra Lucia e l’Innominato al XXI capitolo troviamo un ultimo grande insegnamento. La giovane donna illumina il cuore tenebroso del losco individuo con queste parole: “Dio perdona tante cose per un’opera di Misericordia”.
Perdonare, amare, offrire: tre verbi che indicano il cammino da seguire in questo tempo di grazia perché giungiamo a celebrare la Pasqua del Signore con un sincero proposito di conversione.
Buona Quaresima!

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