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Fuscaldo. “Atti persecutori e maltrattamenti in famiglia”. In manette due persone

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Due persone di Fuscaldo sono state arrestate per atti persecutori. Si tratta di due episodi distinti. Nel primo caso, a finire in manette è stato un uomo già condannato e sottoposto all’affidamento in prova al servizio sociale per atti persecutori, che è stato trovato dai militari mentre bussava insistentemente alla porta dell’abitazione della vittima. Nel secondo caso invece, le porte del carcere si sono aperte per un uomo che dal 2021 ha avuto un atteggiamento violento e minaccioso nei confronti della compagna. L’arresto è avvenuto al termine dell’indagine della Procura della Repubblica di Paola, partita dalla denuncia presentata dalla donna.

Il comunicato stampa dei Carabinieri

Nel rispetto dei diritti dell’indagato, da ritenersi presunto innocente in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile, al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito si comunica quanto segue:
I Carabinieri della Stazione di Fuscaldo, negli ultimi giorni, hanno proceduto all’esecuzione di due misure coercitive in carcere nei confronti di altrettanti soggetti in relazione a reati di violenza di genere. Il primo, già condannato e sottoposto all’affidamento in prova al servizio sociale per atti persecutori, è stato sorpreso dai militari in stato di alterazione e fuori dall’orario consentito per uscire di casa, mentre bussava insistentemente alla porta all’abitazione della vittima, motivo per il quale l’Ufficio di Sorveglianza di Cosenza ha sospeso la misura alternativa, disponendo la carcerazione.
Nei confronti del secondo, invece, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Paola, diretta dal Procuratore Domenico Fiordalisi, sono stati acclarati gravi indizi di colpevolezza, acquisiti a seguito dalla denuncia della compagna che, sin dal 2021, subiva, con cadenza quasi quotidiana, un’escalation di condotte offensive, vessatorie e fisiche, talune commesse anche in presenza dei figli minori, aggravatesi negli ultimi mesi con azioni sempre più aggressive. Le azioni di umiliazione, controllo del telefono, le minacce di morte e in ultimo le azioni violente deriverebbero dalla volontà dell’indagato di non essere lasciato dalla vittima, ingenerandole un clima di terrore anche per evitare che la donna potesse chiamare le Forze dell’Ordine.

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