Un’avventura iniziata più di trent’anni fa, avviata da Gioacchino Francesco La Torre, continuata da Fabrizio Mollo e che deve proseguire. Il Palecastro di Tortora è una realtà importante balzata agli onori della cronaca della comunità scientifica internazionale. Con Blanda bisogna fare ormai i conti, in senso buono logicamente. Molto si è scavato, ma come detto da Fabrizio Mollo nel corso della serata tenutasi ieri, venerdì 04 agosto, in piazza Stella Maris, le ricerche non devono fermarsi, anzi a esse bisogna dare sempre più risalto.
L’archeologo, nonché professore presso l’Università di Messina, ha mosso i suoi primi passi al fianco del professore Gioacchino Francesco La Torre, a cui il Comune di Tortora ha intitolato il museo sito al Centro storico. Da poche tracce, da tante ipotesi e da continui approfondimenti è venuto fuori che Enotri e Lucani hanno lasciato più di una piccola eredità, declassata fin troppo a semplice “traccia”.
Le ricerche effettuate tra il 2015 e il 2019, raccolte nel volume “Nuove ricerche a Blanda sul Palecastro di Tortora”, edito da Rubbettino, sono un punto di svolta senza eguali, tant’è che al termine di questo periodo la comunità scientifica incomincia a prendere coscienza che la storia del Golfo di Policastro e dell’intera composizione del Meridione va, se non riscritta, quanto meno rettificata.
Ne viene fuori un quadro importante che, oltre al discorso prettamente archeologico, potrebbe avere risvolti in altri campi, tra questi quello turistico. Certamente, Mollo durante la serata ha parlato di tutt’altro, affascinando il pubblico con le scoperte, con le ipotesi su cui ancora si sta indagando e sulle domande lasciate senza risposte.
Al suo fianco anche il sindaco di Tortora, Antonio Iorio, e l’assessore alla Cultura, Gabriella Fondacaro. Punto fondamentale d’incontro, il CalaCitra Libri, kermesse letteraria ideata da Pasquale Lanzillotti e promossa dall’associazione Ginepraio guidata da Elvira Scorza, e dal circuito delle librerie Ubik. La serata tortorese, la seconda nel cartellone del festival, ha messo in luce anche la necessità di “promuovere” l’identità della comunità tortorese, senza scendere in campanilismi che non hanno nulla a che vedere con la cultura e la storia, ma partendo dalla certezza che il Palecastro e Blanda sono luoghi di origine che, più di due millenni fa, hanno avuto un ruolo di primaria importanza.
E il bello è che ancora c’è tanto da scoprire…